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Annibale

Annibale

Roma, 8 aprile 1989

ANNIBALE SI CONGEDA CON AMICI E COLLEGHI

Sono finalmente fuori!

Perdonatemi, ma non ce la facevo proprio più a sopportare l'aberrante criterio amministrativo che mi costringeva a subire da anni una totale inattività, da tanti altri invece passivamente accettata: non ho alcun rimpianto, forse qualche rammarico si !

Non posso infatti pentirmi, per estrazione culturale di diverso peso, di avere con dignità professionale ed umana respinto coloro che, ancorché assunti al massimo "management" aziendale, hanno dato chiari segnali di scarsa propensione a captare in senso attuale le problematiche sul tappeto.

Non ci si poteva certo aspettare altro da esseri saltati fuori a mo' di conigli dai cappelli a cilindro delle consorterie, anziché selezionati nella severa formazione delle più pensose biblioteche: ad essi in ogni caso va universalmente riconosciuta l'eccellente, fruttuosa inclinazione ai travestimenti repentini, alla maniera artistica di Leopoldo Fregoli.

Nessuna indulgenza ho avuto neppure con i melensi che pur sono nella malvagia compagnia: questi li ho visti instancabilmente impegnati a tutelare i sopravvissuti "dell'ancien régime" , mirabilmente acuti nel presagire ogni levar di vento e poco, molto poco disponibili a rischiare il minimo della carriera per l'esercizio della professione !

Uno di essi, non so se più melenso o più teatrante, che in una recente occasione si sentì identificare in una delle categorie, mi domandava se non gli volessi bene: "No !" Risposi. Avevo in mente l'epigramma di Marziale: "Non t'amo, Sabidio, né so dirti perché, solo posso dirti: non t'amo !".

Nessun rimpianto quindi, perché ho conseguito ciò che più mi premeva: desideravo infatti chiudere anche questa esperienza ".... a cul sano" per dirla come Carlo Cattaneo, che aveva ben chiaro in mente quanto la corruzione morale (genitrice del soffocamento delle intelligenze e dell'abbrutimento delle coscienze) fosse più devastante di quella comunemente intesa operata sui cercatori di guadagni.

Da questo, ecco il rammarico di vedere calpestati la fierezza dall'arroganza, la operosa lealtà dai "quaquaraquà" e l'entusiasmo del lavoro dagli invertebrati (opportunisti, burocrati, passacarte ! ).

Non importa, ciò che conta e che nessuno e niente, nemmeno le sentenze dei tribunali, potranno mai sopprimere é la libertà del mio pensiero, la sincerità e la schiettezza che ho sempre messo nel mio lavoro, e nel mio rapporto umano con la gente : attributi che mi hanno procurato tanta simpatia e tanta amicizia sincera.

Ed é a questi amici che rivolgo il mio affettuoso saluto e ringraziamento, a coloro che hanno "sentito", condiviso, contraccambiato questo calore.

A loro,  sicuro che mi comprenderanno,  posso confermare che per me é motivo di immensa gioia uscire a testa alta e con la coscienza integra dalla  " .... malvagia compagnia" .

Ed a loro auguro di poter resistere fino in fondo, magari con qualche morale soddisfazione in più. 

Diceva Eduardo De Filippo : " ha da passà  'a nuttata ! "

Con stima e con affetto

Annibale Bianco

Roma, 8 aprile 1989

 

 

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